Fattore tissutale come predittore di tromboembolismo venoso ricorrente nei tumori maligni
Il fattore tissutale circolante è stato studiato come biomarcatore per predire l'iniziale, ma non il ricorrente, tromboembolismo venoso ( VTE ) nel cancro, un ambito in cui i predittori sono completamente sconosciuti.
È stata valutata l'associazione di fattore tissutale, fattori di rischio clinici e altri biomarcatori misurati al momento del tromboembolismo venoso iniziale con il tromboembolismo venoso ricorrente in una analisi pre-specificata dello studio CATCH ( Comparison of Acute Treatments in Cancer Hemostasis ).
CATCH era uno studio randomizzato, multicentrico che ha studiato Tinzaparina ( Innohep ) 175 UI/kg una volta al giorno oppure Warfarin ( Coumadin ) dose-regolato per 6 mesi in pazienti con malattia tumorale e tromboembolismo venoso acuto sintomatico.
Sono stati analizzati TF ( Tissue Factor ) ELISA, P-selectina solubile, D-dimero, fattore VIII ( FVIII ) e la proteina C-reattiva.
La popolazione dello studio comprendeva 900 pazienti ( tromboembolismo venoso ricorrente, n=76; 8.4% ). Di questi pazienti, 805 avevano campioni disponibili per l'analisi del fattore tissutale.
I livelli medi e mediani di fattore tissutale erano, rispettivamente, pari a 72.5 pg/ml e a 50.3 pg/ml.
I pazienti nel quartile più alto di fattore tissutale hanno presentato la più grande recidiva di tromboembolismo venoso ( superiore a 64.6 pg/ml; 38 su 203 pazienti, 19%, vs 34 su 602 pazienti, 6%; rischio relativo, 3.3; P minore di 0.001 ).
Nelle analisi del tempo al tromboembolismo venoso ricorrente, il fattore tissutale è rimasto fortemente associato al tromboembolismo venoso ricorrente ( subdistribution hazard ratio, SHR=3.3 ).
Altre variabili significative hanno incluso compressione venosa esercitata da massa tumorale ( SHR=3.1 ) e cancro epatobiliare ( SHR=5.5 ).
In conclusione, il fattore tissutale è stato descritto come un potenziale biomarcatore del tromboembolismo venoso ricorrente nei pazienti con cancro in trattamento anticoagulante.
Una strategia adattata per il rischio potrebbe aiutare a identificare i pazienti ad alto rischio che possono trarre beneficio da approcci più intensivi con anticoagulanti. ( Xagena2017 )
Khorana AA et al, J Clin Oncol 2017; 35: 1078-1085
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